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Essere imprenditore: riflessioni sparse

La nostra social media manager Serena Laguzzi, in occasione della Giornata Mondiale dell’Imprenditore, ci chiede un pezzo sul blog. E noi, col consueto ritardo, glielo consegniamo, in una sorta di zibaldone di appunti mentali che tentiamo di riassumere in brevi punti – si spera – coerenti e comprensibili, ma certamente non esaustivi del nostro sentire quotidiano.

Il tempo

Gestire un’impresa ha molto a che vedere col tempo e la sua percezione, ma anche la sua organizzazione.

Così, mentre il tempo quotidiano del lavoro sembra spesso essere infinito tale è la mole di impegni e appuntamenti che tutti noi siamo soliti fissare ogni giorno, è altrettanto vero che a guardare l’insieme (dodici anni e cinque mesi di attività per noi) sembra passato così poco e tutto così in fretta: forse perché ancora tanto c’è da fare.

Gli errori

Fare impresa significa sbagliare, ogni giorno: errori di calcolo, di gestione, di relazione. Non è possibile imparare senza commettere errori. La sfida quotidiana è non farsi schiacciare dagli errori, tentando di mettere sempre al centro quanto di buono lasciato sul percorso e che darà i suoi frutti proprio quando non ce lo si aspetta.

La responsabilità

A volte è il peso più grande, altre la vera libertà dell’imprenditore. Nessun uomo è più libero di quello che ogni giorno ha la possibilità di esercitare la caratteristica tipica del nostro ingegno e della nostra volontà: scegliere.

Le paure e le ansie

Sono tipicamente associate al cambiamento, e vanno governate e gestite. La paura accompagna il percorso che abbiamo deciso di intraprendere quando sentiamo tuttavia di non avere ancora le competenze necessarie; l’ansia subentra quando troppe sono le variabili esterne che non riusciamo a decifrare e governare.

La fiducia

È fondamentale come elemento base delle relazioni nel team, ma anche come sentimento nei confronti del futuro e delle scelte compiute. Non esistono passi dettati dall’irrazionalità in un’impresa, ma possono esistere passi avventati o affrettati: quando accade, bisogna accompagnarli con gamba certa, per sostenere al meglio le nostre scelte. Farlo senza fiducia, rischia di farci cadere.

La conciliazione degli affetti

Quante volte in ambito familiare o con amici, la nostra mente è ancora rivolta alla giornata lavorativa? Serve l’aiuto di solide relazioni extra-lavorative spesso per essere sopportati, ancora meglio per essere supportati. E l’impegno, da parte nostra, a prestare attenzione e cuore alle persone della nostra vita.

La solitudine dei numeri primi

La condivisione con il team di tutto ciò che riguarda l’attività, è sicuramente una di quelle prassi che genera fiducia. Ma di fronte alle scelte strategiche, si vive – giustamente – un sentimento di solitudine. Che natura contraddittoria ha l’attività imprenditoriale: non cresce senza squadra, non cresce senza chi in ultima istanza, decide nella solitudine della sua coscienza.

Fare i conti

Si fanno conti ogni giorno, e non solo con il bilancio e i conti: con sé stessi, le proprie capacità, la propria voglia, le proprie aspirazioni.

Quello che conta davvero

Fare il proprio lavoro con professionalità e competenza, raccogliendone il giusto riconoscimento.

Il talento

Ce n’è uno in ogni persona che nel nostro staff lavora o ha lavorato: la bellezza dell’essere imprenditore è vederlo anche laddove è più nascosto, coglierlo, arricchirlo, farlo crescere, per come se ne è capaci.

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