È legittimo rifiutare un cliente?
Ci ha colpiti la notizia, anche se un po’ datata: negli USA la Corte Suprema dovrebbe pronunciarsi sul caso Lorie Smith, una web designer che si sarebbe rifiutata di realizzare il sito web commissionatole da una coppia gay per il proprio matrimonio, motivando il rifiuto secondo le sue credenze religiose.
Approfondimenti della notizia li trovate su Repubblica.
In Modus Operandi ci siamo quindi chiesti quando e se è legittimo rifiutare una commessa di lavoro e in base a quali criteri.
Premesso che nel caso specifico nessuno fra noi avrebbe opposto questioni di sensibilità etica, non valutiamo la posizione della web designer: ha espresso libertà di coscienza; che il suo rifiuto sia stata fonte di discriminazione o meno, sarà il giudice a stabilirlo.
Su questo piano più neutro abbiamo orientato la conversazione, per convergere sull’ipotesi che possono verificarsi casi meritevoli di attenzione se confrontati con i diversi convincimenti etici che ciascuno di noi inevitabilmente ha. Non è mai legittimo rifiutare un cliente, ma è lecito porsi delle domande a volte. La presa in carico di un cliente passa anche attraverso le individualità che compongono lo staff di lavoro.
Un’agenzia di comunicazione e marketing di persone è fatta, e le persone sono al centro del processo di lavoro, essendone il motore.
Giusto o sbagliato porsi il dilemma come potremmo fare in noi in talune circostanze? È un meta dilemma al quale ci sottraiamo. E tuttavia, riteniamo che per tale discrimine e discernimento passi la differenza tra la deresponsabilizzazione e la responsabilizzazione del nostro operato e di chi come noi impegna giornalmente la propria fatica intellettuale in comunicazione e marketing.